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La casa come cava

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Quando compri una casa compri il tuo futuro ma anche un po’ del suo passato. Di quel passato che te ne farai?

Ci sono tanti buoni motivi per non buttare ciò che trovi al quarto piano: semplicemente è già lì e non deve essere trasportato. Non deve essere stipato e poi smaltito in una discarica. E il materiale nuovo che lo sostituisce deve essere cavato (se non prodotto), imballato, spedito, sollevato, posato, trattato.

Sono tutti “buoni” motivi, ma il “bello” dove sta?

In questa casa la dote è una palladiana in marmo di Carrara e rosso di Levanto. E poi c’è quella elegante, in nero Portoro.

Proprio dove dovranno passare nuovi tubi e nuovi impianti. O dove il desiderio di nuove divisioni e spazialità prevede la presenza di un nuovo muro. Se, per tutte queste ragioni, avremo necessità di un nuovo pavimento, perché non usare quello vecchio per fare quello nuovo? Perché non considerare la casa come la cava per questa nuova materialità, provando a trasformare dentro le sue mura, senza farne uscire nulla?

Aiutati dalla mano di chi conosce i segreti di questa materia, possiamo con pazienza rompere. Poi ripulire e mettere da parte.

Poi decidere insieme quale sarà la nuova forma di questa materia.

Con una piccola “tagliapietre” la casa che prima è stata cava diventa laboratorio: dalle scaglie di Carrara e Levanto vengono ricavate piccole righe. La loro forma, con un lato tagliato dalla lama e l’altro rotto, mantiene la memora delle sue trasformazioni.

Con una comune “sega a tazza” altre scaglie vengono trasformate nella più pura (Platonica) delle forme: il cerchio.

Tutta questa materia, che non ha mai lasciato il suo luogo dove l'abbiamo trovata, è pronta alla sua nuova forma e a partecipare ad una nuova storia.